PREMESSA
In
seguito alla diaspora degli Ebrei dopo il 70 d.C. ( quando i Romani,
conquistato il territorio, distrussero il tempio di Gerusalemme), la Palestina
è stata abitata per secoli dagli Arabi
(insieme ad una ristretta
minoranza di Ebrei).
Sul finire
del 1800, sorse il movimento sionista, che si prefiggeva di far
tornare gli Ebrei esuli in Palestina (Sion era la collina su cui sorgeva
Gerusalemme): si ebbe così una prima ondata di rientro nella “terra promessa”.
Al termine
della Prima Guerra Mondiale (1918), la Gran Bretagna aveva il governatorato
della Palestina
e permise il ritorno di altri Ebrei in patria.
Durante la
Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), le persecuzioni naziste e l’Olocausto (lo
sterminio di 6 milioni di Ebrei) portarono a nuove immigrazioni in Palestina.
Al termine della guerra, nello stesso
territorio abitavano circa 500.000 Ebrei e 1.200.000 Palestinesi .
Nel
1947 l’O.N.U., a parziale risarcimento di quel genocidio, diede agli Ebrei
una buona parte del territorio palestinese: la risoluzione, però, non fu accettata
dai Palestinesi
(Arabi).
Nel 1948
fu proclamato lo Stato di Israele nel territorio abitato dagli Ebrei.
LE GUERRE
Nel 1949
si ha la prima guerra israelo-palestinese: gli Arabi della Palestina
e degli Stati confinanti, che non avevano
accettato la spartizione, dichiararono guerra agli Israeliani (Ebrei); questi ultimi vinsero la
guerra ed estesero i propri territori.
In seguito a ciò, circa 700.000 Palestinesi
abbandonarono la propria terra, rifugiandosi in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.
Sorse
poi l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina
(OLP,
1964), con a capo Yasser ARAFAT. Questa organizzazione da un lato cercava
legittimazione sul piano internazionale, dall’altro organizzava attacchi
terroristici ai danni di Israele.
Nel 1967,
nella cosiddetta “Guerra dei sei giorni”, Israele attaccò il popolo palestinese ed estese ulteriormente
il proprio territorio su Gerusalemme est, sulla striscia di Gaza , sul Sinai
(Egitto), sulla Cisgiordania,
sulle alture del Golan (Siria). Altri gruppi di Palestinesi dovettero spostarsi,
raggiungendo i territori del Libano e
della Giordania.
Nel 1973
Egitto e Siria tentarono di riconquistare i territori occupati, ma furono
sconfitti.
Nel 1978 Israele
ed Egitto firmarono gli accordi di Camp David (USA), che segnarono la pace fra
i due Stati e la restituzione del Sinai all’Egitto.
Nel 1987
si ebbe una sollevazione palestinese di massa (INTIFADA, “rivolta”)contro il
dominio israeliano,
che iniziò nel campo profughi di Jabaliyya e presto si estese attraverso Gaza,
la Cisgiordania e Gerusalemme Est: la ribellione fu duramente repressa da Israele.
Nel 1993
venne firmato un accordo a Washington, con cui l’OLP riconosceva il principio
della spartizione della Palestina in due Stati e quindi l’esistenza dello Stato
di Israele,
Israele
invece riconosceva l’autorità palestinese su Gaza e su alcune aree della Cisgiordania:
purtroppo l’accordo durò pochi anni.
Nel 2000,
tuttavia, i bombardamenti israeliani e la rivolta dei palestinesi
(seconda INTIFADA)
con gli attentati suicidi provocarono numerose vittime: si ebbe poi una successione di fatti violenti, che
aumentarono rapidamente di intensità e proseguirono per anni, assumendo i
caratteri di una guerra d'attrito.
Dal 2002 Israele
costruiva un muro di 800 km circa intorno alla Cisgiordania (comprendente
Gerusalemme est), con lo scopo di impedire l’accesso ai terroristi ; al suo
interno vivono 2 milioni e mezzo di Palestinesi e, in insediamenti controllati
dall’esercito israeliano, 250.000 Ebrei, in espansione.
Nel 2005,
morto Arafat,
arrivò una leadership palestinese più aperta al dialogo ma anche meno
tollerante nei confronti del terrorismo; il governo israeliano, nel frattempo, sotto
la guida del premier SHARON, sgomberava gli insediamenti ebraici nella striscia di Gaza
(consegnando l'intero territorio all'Autorità Nazionale Palestinese).
che intensificò i lanci di missili da Gaza
sulle città israeliane,
e scavò numerosi tunnel sotterranei sul confine egiziano
per il rifornimento di armi e beni.
Nel
settembre 2007, dopo che HAMAS aveva preso il controllo della Striscia di Gaza,
Israele
dichiarò Gaza "territorio ostile": interruppe perciò la fornitura di
elettricità, carburante, ecc. a Gaza e rese impossibile esportare qualsiasi
manufatto prodotto nella Striscia. Lo scopo di questo blocco è stato quello di
far pressione su HAMAS affinché mettesse fine al lancio di razzi verso Israele.
La decisione di tagliare le forniture di carburante a Gaza è stata condannata
come "punizione collettiva" dalla Lega Araba.
Nel
2008-2009, dopo il lancio di razzi da parte di HAMAS, Israele ha di nuovo attaccato Gaza,
provocando molte vittime fra i civili.
Ancora
oggi, nel 2012, sotto il premier Netanyahu, vengono lanciati missili
israeliani a Gaza, mentre sotto la guida di Hamas e del suo leader Meshaal ,
razzi
palestinesi colpiscono le città israeliane. La diplomazia
internazionale, frattanto, è in trattative al Cairo.
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