sabato 29 giugno 2013

ALCUNE PROPOSIZIONI IN LATINO


PROPOSIZIONE
COSTRUZIONE IN LATINO
ESEMPIO
PROPOSIZIONE CAUSALE

La CAUSALE è una proposizione che esprime la causa, reale o pensata per cui avviene  un'azione. 

Quando la causa è oggettiva,
si rende con l'indicativo;

quando è obliqua
(ossia è "soggettiva" = riporta cioè il pensiero di un'altra persona),
si rende con il congiuntivo.

1 a
quod, quia, quoniam  (= "poiché") + indicativo (causa reale)

1 b
quod, quia, quoniam  (= "poiché") + congiuntivo (causa obliqua)

2a
quandoquandoquidemsiquidemquoniamut (= "dal momento che", "giacché", "per il fatto che", "siccome") + indicativo  (causa reale)

2b
quandoquandoquidemsiquidemquoniamut + congiuntivo (causa obliqua) 


3
ablativo assoluto



4
cum + congiuntivo (o cum narrativo),
secondo le regole della consecutio temporum.
1 a Volo Antonium valere quoniam eum amo = Voglio che Antonio stia bene, perché lo amo (causa reale, oggettiva);


1 b - Superbum te esse dicunt, quod nihil respondeas = Dicono che tu sia superbo, perché non rispondi (causa obliqua: viene riportata la causa addotta da altri).


2a - Marcus et Gaius Romam iverunt
quandoquidem consul eos convocaverat = Marco e Gaio andarono a Roma dal momento che il console  li aveva convocati (causa reale, oggettiva);

2b - Brutus numquam felix erit siquidem dii contra eum sint Bruto non sarà mai felice perché (a suo dire) gli dei sono contro di lui (causa obliqua: è la giustificazione addotta da Bruto).

3 - Equites Treveri, desperatis nostris rebus, domum contenderunt.
I cavalieri Treviri, essendo la nostra situazione disperata (giacché, poiché...era disperata), tornarono in patria.

4- Tres dies Octavianus flevit cum scivisset Caesarem necatum esse.
Ottaviano pianse per tre giorni perché aveva saputo che Cesare era stato ucciso.
PROPOSIZIONE COMPLETIVA

Le proposizioni completive (o sostantive o complementari dirette) completano quanto viene espresso dalla proposizione reggente.
Esse svolgono la funzione di soggetto o di complemento oggetto rispetto al predicato della reggente.
Tra le proposizioni completive più usate ci sono la proposizione infinitiva latina e la proposizione interrogativa indiretta.
Le proposizioni completive possono essere:
-    completive che esprimono una funzione soggettiva, oggettiva o epesegetica;
-    completive che esprimono volontà, desiderio, timore, comando o esortazione, e che contengono il "ne";
-    completive che esprimono una constatazione, che contengono il "non".
Per la resa delle proposizioni completive, si rimanda alle proposizioni specifiche.
PROPOSIZIONE CONSECUTIVA

La proposizione consecutiva latina è una frase subordinata che esprime la conseguenza di ciò che è indicato nella reggente.


In latino è introdotta:
-         dalla congiunzione ut, se è positiva,
-         da ut non (ut nemo, ut nullus, ut nihil, ut numquam) se è negativa.

Il verbo è:
-         al congiuntivo presente per indicare una conseguenza che avviene nel presente,
-         al congiuntivo imperfetto (con valore durativo) e perfetto (con valore momentaneo) per esprimere una conseguenza che ricade nel passato.

Nella maggior parte dei casi, la consecutiva è anticipata da elementi come pronomi, aggettivi e avverbi con una funzione correlativa, detti appunto spie linguistiche:
-         ita, sic, «così»;
-         tam (davanti ad aggettivi e avverbi), tanto (davanti ad aggettivi e avverbi al grado comparativo), tantum (davanti a verbi), e tanti (davanti a verbi di stima), «tanto»;
-         tantus, -a, -um, «tanto grande», «talmente grande», «così grande»;
-         adeo e eo «a tal punto»…








Con il congiuntivo presente
Nemo tam puer est ut Cerberum timeat.
Nessuno è così infantile da temere Cerbero.

Con il congiuntivo imperfetto
Atticus sic Graece loquebatur, ut Athenis natus videretur.
Attico parlava così (bene) il greco, che sembrava nato ad Atene.

Con il congiuntivo perfetto
Tantus fuit ardor animorum, ut motum terrae nemo pugnantium senserit.
L'ardore degli animi fu talmente enorme, che nessuno dei combattenti sentì il terremoto.

PROPOSIZIONE FINALE

Esprime il fine a cui mira il verbo della proposizione reggente e si rende in italiano:
-      in forma implicita con "per" + infinito, quando vi è identità di soggetto con la reggente: Studio per essere promosso ;
-      in forma esplicita con "perché"+ congiuntivo,  quando non vi è identità di soggetto:
Si tenne un seminario perché tutti fossero informati.

In latino:
1.       la proposizione finale positiva è introdotta da ut (uti);

2.       quo sostituisce ut quando all'interno della finale si trovano un aggettivo o un avverbio comparativo oppure un verbo di valore comparativo come malo;

3.       la proposizione finale negativa è introdotta da ne;

4.       la finale può essere anticipata nella reggente da espressioni come idcirco, eo, eo consilio, ob eam causam, propterea, etc.

5.       la proposizione finale negativa coordinata ad una finale è introdotta da:
-  neve o neu se questa è negativa,
-  neve o neu, neque o nec se questa è positiva.

Per la proposizione finale si usa sempre:
-  il presente congiuntivo se nella reggente si trova un tempo principale;
-  l'imperfetto congiuntivo se nella reggente si trova un tempo storico.

Finale positiva con ut :
Ut edam non vivo, sed ut vivam edo =
Non vivo per mangiare, ma mangio per vivere.

Finale positiva con quo :
Ager aratur, quo meliores fetus possit edere = Si ara un campo perché possa dare frutti migliori.


Finale negativa con ne :
Dionysius, ne tonsori collum committeret, tondere suas filias docuit =
Dionigi, per non affidare il collo ad un barbiere, insegnò a radere alle sue figlie.

Finale con “anticipazione”:
Idcirco genueram, ut esset qui pro patria mortem non dubitaret soccumbere =
Per questo l'avevo generato, perché fosse tale da non esitare a morire per la patria.

Finale negativa, coordinata ad una finale positiva
Praesidium in vestibulo relinquit ne quis adire curiam iniussu suo neve inde egredi possit =
Lascia una guardia nel vestibolo perché nessuno possa entrare nella curia senza suo ordine né di là possa uscire.
PROPOSIZIONE INFINITIVA
La proposizione infinitiva può essere tradotta in italiano con una proposizione soggettiva o con una proposizione oggettiva.
Le proposizioni oggettive fungono da complemento oggetto del verbo reggente e sono introdotte da:
1.                   verba dicendi e declarandi come dico, nego, trado, fero, etc. :
dico te studere =
dico che tu studi.
2.                   verba sentiendi come credo, puto, scio, memini, spero, etc.:
scio te studere =
so che tu studi.
3.                   verba affectuum come gaudeo, doleo, miror, lugeo, glorior, etc.;
gaudeo te studere =
sono contento che tu studi.
4.                   verba voluntatis come volo, nolo, malo, iubeo, prohibeo, etc.;
iubeo te studere = ordino che tu studi.
Le proposizioni soggettive fungono da soggetto del verbo reggente e sono introdotte da:
1.     verbi impersonali come oportet, opus est, necesse est, decet, iuvat, interest, licet, etc.:
oportet te studere = è opportuno che tu studi.
2.     verbo esse alla 3a pers. sing. + un sostantivo o aggettivo neutro sostantivato: magna laus est, turpe est, etc.:
turpe est falsum dicere =
è vergognoso dire il falso.
Questo tipo di proposizione
non utilizza congiunzioni.
L'infinitiva presenta sempre:
-         Soggetto in accusativo
-         Verbo all'infinito

Il tempo dell'infinito è determinato dal rapporto di tempo fra proposizione principale e proposizione subordinata, secondo una peculiare consecutio temporum:
Contemporaneità
Anteriorità
Posteriorità
Infinito presente
Infinito perfetto
Infinito futuro

La proposizione infinitiva è da considerarsi di genere neutro perciò l'eventuale predicato nominale della reggente va in genere neutro.

Se il soggetto dell'infinitiva è un pronome di terza persona, in latino si troverà:
-         i pronomi is, ea, id o ille, illa, illud se c'è differenza di soggetto fra reggente e infinitiva;
-         il pronome se se c'è comunanza di soggetto fra le due proposizioni.

CONTEMPORANEITÀ: significa che l’azione dell’infinitiva avviene NELLO STESSO TEMPO di quella della reggente.
Contemporaneità nel presente
Iustum est Socrates damnari  =
È giusto che Socrate sia condannato
Contemporaneità nel passato
Iustum erat Socrates damnari  =
Era giusto che Socrate fosse condannato
Contemporaneità nel futuro
Iustum erit Socrates damnari  =
Sarà giusto che Socrate sia condannato


ANTERIORITÀ: significa che l’azione dell’infinitiva avviene PRIMA di quella della reggente.

Anteriorità nel presente
Dico te bonum fuisse  =
Dico che tu eri stato buono

Anteriorità nel passato
Dixi te bonum fuisse =
Dicevo che tu eri stato buono

Anteriorità nel futuro
Dicam te bonum fuisse  =
Dirò che tu sei stato buono


POSTERIORITÀ: significa che l’azione dell’infinitiva avviene DOPO quella della reggente.

Posteriorità nel presente
Puto militem victurum esse =
Ritengo che il soldato vincerà

Posteriorità nel passato
Putabam militem victurum esse  =
Ritenevo che il soldato avrebbe vinto

Posteriorità nel futuro
Putabo militem victurum esse  =
Riterrò che il soldato starà per vincere