La globalizzazione
La globalizzazione (o mondializzazione) è il fenomeno di crescita delle relazioni e
degli scambi a livello mondiale, in diversi ambiti, che tende ad uniformare
l’economia e la cultura dei popoli.
Il termine globalizzazione
è stato utilizzato dagli economisti a partire dal 1981, per riferirsi soprattutto
agli aspetti economici dei rapporti fra popoli e grandi aziende.
Economia
Una prima
ondata di globalizzazione si è avuta tra il 1840 e il 1914, anche grazie
allo sviluppo di tecnologie che ridussero le distanze fra i diversi luoghi del
mondo, come le navi a vapore, le ferrovie e il telegrafo.
Successivamente
invece, il passaggio tra le due guerre mondiali, la grande depressione (detta
anche crisi del 1929, o crollo di Wall Street)
e il protezionismo causarono una diminuzione degli scambi commerciali.
A partire
dalla fine degli anni '70 del Novecento si è verificata una nuova ondata di
liberalizzazione del commercio mondiale, anche attraverso accordi e istituzioni
internazionali appositamente concepite, quali il GATT[1] e
successivamente il WTO[2],
finalizzate all'abolizione progressiva delle barriere al commercio
internazionale.
Alla base
dell’attuale globalizzazione ci sono:
·
ragioni
tecnologico/scientifiche (la rivoluzione informatica che ha ridotto enormemente
il costo delle comunicazioni e dei trasporti),
·
ragioni
politiche (il crollo dei paesi socialisti avvenuto dopo il 1989, che ha
portato lo scenario mondiale da "bipolare" a "unipolare"[3]),
·
ragioni
economico-culturali (la fiducia nel mercato come istituzione in grado di
risolvere il problema della produzione e distribuzione dei beni, oltre che gli
enormi interessi economici che stanno dietro a questa visione).
In campo
economico la globalizzazione, quindi, comprende:
·
la
progressiva abolizione delle barriere commerciali, ovvero l'aumento dei volumi
del commercio internazionale e l’integrazione economica tra Paesi;
·
la crescente
mobilità internazionale dei capitali e il processo di finanziarizzazione
dell'economia[4];
·
i processi
di liberalizzazione del mercato del lavoro;
·
le politiche
di deregolamentazione[5],
liberalizzazione e privatizzazione;
·
l'affermazione,
nell'economia mondiale, delle imprese multinazionali e, con esse:
-
della delocalizzazione
di una o più fasi del processo produttivo,
-
della
tendenza verso la standardizzazione dei prodotti;
·
il
progressivo trasferimento di sovranità democratica dagli stati-nazione ad
entità internazionali e sovranazionali[6] con
grado imperfetto di democrazia.
Critiche e
controversie
Nel senso
economico, l'odierno modello di globalizzazione è contestato da alcuni movimenti
no-global e new-global . I dibattiti riguardo al
suo effetto sui paesi in via di sviluppo sono infatti molto accesi.
Secondo il
movimento no-global essa causerebbe un impoverimento maggiore dei paesi poveri,
attribuendo sempre più potere alle multinazionali, favorendo lo spostamento
della produzione dai paesi più industrializzati a quelli in via di sviluppo, zone
franche in cui tutti i diritti umani non sono garantiti e dove i salari
sono più bassi.
I new-global
affermano invece che uno stato nazionale non riesce più a dettare regole ad imprese
transnazionali, capaci di condizionare le decisioni dei governi anche
contro gli interessi dei cittadini.
Essi
precisano però che non sono contro la globalizzazione, ma per un diverso
modello di essa, più solidale, che tenga più conto delle diversità
culturali e non cerchi di omologare tutto il pianeta sul modello occidentale.
Comunicazioni
e cultura
Con globalizzazione
ci si riferisce, oltre che allo sviluppo di mercati globali, anche alla
diffusione dell'informazione e dei mezzi di comunicazione come internet, che
oltrepassano le vecchie frontiere nazionali.
Il termine globalizzazione
è utilizzato anche in ambito culturale: indica genericamente il fatto che
nell'epoca contemporanea ci si rapporta inevitabilmente con le altre culture,
sia a livello individuale, a causa di migrazioni, sia a livello nazionale, nei
rapporti tra gli Stati.
La
globalizzazione colpisce anche le tradizioni popolari, diffondendo alcune feste
che appartengono ad un certo popolo. Ad esempio, Halloween è una festa di
origine celtica diffusa nei popoli anglo-sassoni e che, con la globalizzazione,
si è estesa nei popoli dei paesi sviluppati. Ciò accade anche per il modo di
vestire, il modo di parlare, i cibi consumati, ecc. Prima degli anni quaranta
era impossibile trovare in Italia e in Europa persone che indossassero le T-shirt,
ora è comunissimo; allo stesso modo, oggi si sta diffondendo la pizza in Paesi
come la Cina, il kebab in Europa...
La
globalizzazione nell’immaginario collettivo
Nella
coscienza dei popoli il fenomeno si sta consolidando insieme alla diffusione del
punto di vista “globale” ed all'impegno concreto per un mondo migliore, al di
là dei confini nazionali. Si parla sempre più spesso di "globalizzazione
dei diritti" e perciò di rispetto dell'ambiente, di eliminazione della povertà,
di abolizione della pena di morte ed emancipazione femminile in tutti i paesi
del mondo.
Di pari
passo alla diffusione di notizie su scala mondiale ed alla progressiva presa di
coscienza delle problematiche globali, cominciano a svolgersi grandi
manifestazioni con la partecipazione contemporanea, in numerose località, di
decine di milioni di persone. L’evento più conosciuto è il World Social Forum (Forum Mondiale Sociale), incontro annuale
dei membri dei movimenti per una globalizzazione “dal volto umano”, che si
contrappone al Forum Economico Mondiale (World Economic Forum), incontro
annuale a Davos (Svizzera) tra i piu’ rilevanti busines leaders, economisti e
capi di stato. Suggerimenti
Per approfondire il tema "globalizzazione", possono essere effettuate delle indagini su un motore di ricerca o si possono vedere filmati su youtube, come questo, relativo a Noam Chomsky :
http://www.youtube.com/watch?v=10sJ2aO4oeM
A parte la parola "globalizzazione", possono essere digitati, per le ricerche, i nomi di alcuni personaggi ad essa connessi:
Vandana
Shiva (agricoltura, poverta’ e globalizazione)
Rigoberta
Menchu (diritti umani, popolazioni indigene e globalizzazione)
Muhammad
Yunus (Microcredito e finanza)
Ignacio
Ramonet (Movimento Antiglobalizzazione autore di Piccolo dizionario critico
della globalizzazione)
Noam Chomsky
(critica al neoliberismo e centralita’ mercato)
Joseph
Eugene Stiglitz (Economista autore di La globalizzazione e i suoi oppositori)
Naomi Klein
(Autrice di No Logo).
Infine... se ne può parlare in classe, valutando i pro e i contro di questo fenomeno.
[1] General Agreement on Tarifs and Trade (GATT), cioè Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio: è un accordo
internazionale, firmato nel 1947 a Ginevra (Svizzera) da 23 paesi, per stabilire le basi per un sistema di relazioni
commerciali, per favorire la liberalizzazione del commercio mondiale.
[2] World
Trade Organization (WTO), cioè Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC),
è un'organizzazione internazionale creata allo
scopo di supervisionare numerosi accordi commerciali tra gli stati membri.
È stata istituita nel 1995, dai paesi aderenti
al GATT, dopo l’ "Accordo di Marrakech". Vi aderivano,
a luglio del 2008,
153 Paesi. L'OMC ha assunto, nell'ambito della regolamentazione del commercio
mondiale, il ruolo precedentemente detenuto dal GATT. Obiettivo generale
dell'OMC è quello dell'abolizione o della riduzione delle barriere
tariffarie al commercio internazionale; oggetto della normativa
dell'OMC sono, però, non solo i beni
commerciali, ma anche i servizi e le proprietà intellettuali.
[3]
Il bipolarismo, cioè l’opposizione
tra il blocco dei Paesi occidentali e quello dei Paesi sovietici nei
quarant’anni successivi alla seconda guerra mondiale (Guerra fredda), lasciò il
posto (dopo il crollo del Muro di Berlino e l’unificazione delle due Germanie)
a una struttura unipolare, cioè
basata sull’iperpotenza di un solo Paese occidentale, gli U.S.A.
[4] Finanziarizzazione dell’economia: crescita del ruolo della finanza, dei mercati finanziari
e delle istituzioni finanziarie nelle economie nazionali ed internazionali. I
rapporti commerciali sono mediati sempre più da contratti di natura
finanziaria, per cui la finanza tende ad avvolgere e superare l’economia reale.
[5]
La deregolamentazione (o deregolazione o deregulation)
è quel processo per cui i governi eliminano le restrizioni degli affari al fine
di incoraggiare le operazioni del mercato. La motivazione per la deregulation
è, generalmente, che un minor numero di regole porta a un maggior livello di concorrenza
e conseguentemente di produttività, a maggior efficienza, a costi inferiori per
le imprese e, in generale, a prezzi più bassi.
[6]
Le entità sovranazionali sono unioni
di Stati che possono emanare provvedimenti di carattere generale o individuale
(come ordini e sanzioni), che diventano automaticamente validi per tutti gli
Stati aderenti.
L’esempio più evidente di organizzazione di tale tipo è l’Unione Europea, ma è un’entità sovranazionale anche il WTO. Queste entità comportano una grado imperfetto di democrazia: infatti, perché si realizzi il processo di integrazione, occorre che gli Stati membri limitino in qualche modo la propria sovranità, attribuendo alle istituzioni dell’entità sovranazionale il potere di prendere decisioni vincolanti per tutti gli Stati.
L’esempio più evidente di organizzazione di tale tipo è l’Unione Europea, ma è un’entità sovranazionale anche il WTO. Queste entità comportano una grado imperfetto di democrazia: infatti, perché si realizzi il processo di integrazione, occorre che gli Stati membri limitino in qualche modo la propria sovranità, attribuendo alle istituzioni dell’entità sovranazionale il potere di prendere decisioni vincolanti per tutti gli Stati.
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