La spiegazione di alcuni complementi della lingua italiana, su youtube.
https://www.youtube.com/watch?v=hxgxdRQa7Dw
Segue tabella dei complementi.
http://www.scuolissima.com/2012/09/complementi-in-analisi-logica-tabella.html
La ricreazione
venerdì 1 aprile 2016
giovedì 19 marzo 2015
Omero, Odissea, riassunto
Riassunto dell'Odissea
Libri I – VI
Odisseo è trattenuto per volere di Poseidone, irato con l'eroe che gli ha accecato il figlio Polifemo, nell'isola Ogigia, presso la ninfa Calipso. Con il consenso di Zeus, Atena, protettrice di Odisseo, si reca ad Itaca dove si sono insediati i Proci, un gruppo di pretendenti che da tempo aspirano alla mano di Penelope, e, sotto mentite spoglie, induce Telemaco a partire alla ricerca del padre Odisseo.
Telemaco chiede aiuto agli itacesi contro i Proci. Antinoo, il loro capo, gli rammenta la promessa di Penelope: terminata la tessitura di una tela, ella sceglierà come sposo uno dei pretendenti; in realtà la donna di notte sfila tutto ciò che ha tessuto durante il giorno. Telemaco si procura una nave con l'aiuto di Atena e parte: giunge a Pilo dove il re Nestore lo accoglie affettuosamente, senza però potergli dare notizie del padre. Telemaco parte quindi alla volta di Sparta .
A Sparta il re Menelao e la moglie Elena raccontano le imprese compiute a Troia da Odisseo e anche il suo soggiorno a Ogigia. Intanto a Itaca i Proci tramano contro Telemaco.
Dopo una nuova assemblea, Zeus decide di inviare Ermes da Calipso per chiederle di lasciar partire l'eroe che finalmente, può lasciare l'isola di Ogigia a bordo di una zattera. Dopo diciotto giorni di navigazione Poseidone scatena una tempesta. Odisseo si salva e raggiunge naufrago la spiaggia dell'isola di Scheria, la terra dei Feaci, dove cade addormentato.
Nausicaa, figlia del re dei Feaci Alcinoo, indotta da un sogno mandato da Atena, si reca con le ancelle alla spiaggia. Svegliato dalle voci, si presenta loro Odisseo. Colpita da lui, lo invita a seguirla in città.
Libri VII –XII
Avvolto da Atena in una nube, Odisseo giunge al palazzo di Alcinoo. Il re e la regina gli offrono ospitalità promettendogli di ricondurlo a Itaca.
Durante un banchetto offerto in onore dell'eroe, l'aedo canta le imprese della guerra di Troia. Odisseo turbato fa interrompere il canto e si commuove. Alcinoo chiede all'eroe chi egli sia.
Odisseo si rivela e racconta. Dopo la caduta di Troia, Odisseo e i suoi compagni giungono presso i Lotofagi, il cui cibo toglie la memoria. Arrivano poi nella terra dei Ciclopi, giganti pastori con un solo occhio in mezzo alla fronte. Prigioniero del ciclope Polifemo, Odisseo con l'astuzia riesce a liberare sé e i compagni. Stordisce Polifemo offrendogli un vino delizioso e mentre il gigante è addormentato con un palo infuocato lo acceca. Polifemo invoca l'ira del padre Poseidone su Odisseo.
Favoriti da un vento propizio mandato da Eolo, Odisseo e compagni si rimettono in navigazione. I compagni aprono però l'otre dei venti che l'eroe portava con sé, scatenando così una tempesta che li spinge nel paese dei Lestrigoni. Qui perdono le navi e, con l'unica rimasta, fuggono verso l'isola di Aia dove Circe trasforma in porci un gruppo di compagni di Odisseo. Avuta da Ermes un'erba magica, Odisseo salva i compagni e resta un anno presso Circe, che si è innamorata di lui. Quando Odisseo le esprime il desiderio di tornare in patria, la dea lo manda prima negli Inferi.
Odisseo raggiunge il paese dei Cimmeri. Compiuti i sacrifici scende negli Inferi dove incontra il vate Tiresia, che gli svela il motivo dell'ira di Poseidone, il difficile ritorno in patria e la morte in terra straniera; vede poi la madre Anticlea, Agamennone, Achille e mitici eroi come Tantalo e Sisifo. Odisseo ritorna da Circe, ma riparte subito non prima di aver saputo dalla dea come superare le prove che lo attendono. Giunto per mare presso le Sirene, Odisseo per sfuggire al loro irresistibile canto ottura con la cera le orecchie dei compagni e lega se stesso all'albero della nave. Attraversa lo stretto di Scilla e Cariddi: costeggia il promontorio di Scilla, abitato dal mostro a sei teste, per evitare i gorghi di Cariddi. Sbarca in Trinacria, dove i compagni, tormentati dalla fame, uccidono alcune giovenche della mandria del Sole. Essi periscono poi in mare durante una tempesta suscitata dal dio. Odisseo naufrago approda all'isola Ogigia.
1) Troia 2) Tracia (Ciconi) 3) Africa (Lotofagi) 4-10 Si veda la cartina sotto 11) Ogigia (Calipso) 12) Corfù (Feaci) 13) Itaca
In linea di massima: 4) Sicilia (Polifemo e i Ciclopi) 5) Isole Eolie (Eolo) 6) Sardegna (Lestrigoni) 7) Basso Lazio (promontorio Circeo isola Eea) Circe 8) Campania Inferi (oppure regione immaginaria in cui Ulisse si sarebbe recato per incantesimo della maga)
9) Isola delle Sirene 10) Stretto di Messina (Scilla e Cariddi) e uccisione delle vacche sacre al Sole in Sicilia
Libri XIII –XVIII
Terminato il racconto, Odisseo con una rapidissima navigazione è ricondotto dai Feaci nella sua Itaca. Atena si presenta all'eroe in veste di pastore e insieme dicidono come affrontare i Proci. Odisseo viene trasformato in un vecchio mendicante e si reca dal porcaio Eumeo.
Da Eumeo l'eroe riceve ospitalità e viene informato delle prepotenze dei Proci e della fedeltà di Penelope.
Intanto, a Sparta, Atena suggerisce a Telemaco di tornare a Itaca e recarsi da Eumeo.
Odisseo si svela al figlio Telemaco. Eumeo va da Penelope ad annunciarle il ritorno del figlio. L'indomani Eumeo, Odisseo e Telemaco si recano alla reggia. Odisseo viene riconosciuto dal vecchio cane Argo, che dopo averlo salutato muore ai suoi piedi. Odisseo mendica tra i Proci e Antinoo lo colpisce con uno sgabello.
Odisseo vince al pugilato il mendicante Iro. Penelope si mostra e riceve ricchi doni.
Libri XIX – XXIV
Mentre la vecchia nutrice Euriclea lava i piedi di Odisseo, lo riconosce, ma l'eroe la costringe a tacere. Penelope svela al mendicante la decisione di proporre ai Proci una gara con l'arco per scegliere il pretendente alle nozze.
Durante la notte Odisseo, sdegnato per quanto avviene nella sua casa, medita la vendetta.
Penelope porta l'arco di Odisseo perché i Proci si sfidino nel far passare una freccia attraverso gli anelli di dodici scudi. I Proci tentano invano di tendere l'arco ma la gara è vinta da Odisseo. Telemaco impugna la spada.
Si compie la vendetta. Uno dopo l'altro tutti i Proci cadono. Le ancelle che avevano frequentato i loro letti sono impiccate. Solo il cantore Femio e l'araldo Medonte vengono risparmiati.
Penelope non riesce ancora a credere che Odisseo sia tornato ma quando l'eroe, lavato e reso più bello da Atena, svela alla moglie il segreto della costruzione del loro letto nuziale, i suoi dubbi svaniscono. Odisseo si reca dal padre Laerte e lo riconduce con sé alla reggia. Il padre di Antinoo per vendicare il figlio suscita una rivolta degli itacesi, ma Atena ristabilisce la pace tra Odisseo e il suo popolo.
Odisseo è trattenuto per volere di Poseidone, irato con l'eroe che gli ha accecato il figlio Polifemo, nell'isola Ogigia, presso la ninfa Calipso. Con il consenso di Zeus, Atena, protettrice di Odisseo, si reca ad Itaca dove si sono insediati i Proci, un gruppo di pretendenti che da tempo aspirano alla mano di Penelope, e, sotto mentite spoglie, induce Telemaco a partire alla ricerca del padre Odisseo.
Telemaco chiede aiuto agli itacesi contro i Proci. Antinoo, il loro capo, gli rammenta la promessa di Penelope: terminata la tessitura di una tela, ella sceglierà come sposo uno dei pretendenti; in realtà la donna di notte sfila tutto ciò che ha tessuto durante il giorno. Telemaco si procura una nave con l'aiuto di Atena e parte: giunge a Pilo dove il re Nestore lo accoglie affettuosamente, senza però potergli dare notizie del padre. Telemaco parte quindi alla volta di Sparta .
A Sparta il re Menelao e la moglie Elena raccontano le imprese compiute a Troia da Odisseo e anche il suo soggiorno a Ogigia. Intanto a Itaca i Proci tramano contro Telemaco.
Dopo una nuova assemblea, Zeus decide di inviare Ermes da Calipso per chiederle di lasciar partire l'eroe che finalmente, può lasciare l'isola di Ogigia a bordo di una zattera. Dopo diciotto giorni di navigazione Poseidone scatena una tempesta. Odisseo si salva e raggiunge naufrago la spiaggia dell'isola di Scheria, la terra dei Feaci, dove cade addormentato.
Nausicaa, figlia del re dei Feaci Alcinoo, indotta da un sogno mandato da Atena, si reca con le ancelle alla spiaggia. Svegliato dalle voci, si presenta loro Odisseo. Colpita da lui, lo invita a seguirla in città.
Libri VII –XII
Avvolto da Atena in una nube, Odisseo giunge al palazzo di Alcinoo. Il re e la regina gli offrono ospitalità promettendogli di ricondurlo a Itaca.
Durante un banchetto offerto in onore dell'eroe, l'aedo canta le imprese della guerra di Troia. Odisseo turbato fa interrompere il canto e si commuove. Alcinoo chiede all'eroe chi egli sia.
Odisseo si rivela e racconta. Dopo la caduta di Troia, Odisseo e i suoi compagni giungono presso i Lotofagi, il cui cibo toglie la memoria. Arrivano poi nella terra dei Ciclopi, giganti pastori con un solo occhio in mezzo alla fronte. Prigioniero del ciclope Polifemo, Odisseo con l'astuzia riesce a liberare sé e i compagni. Stordisce Polifemo offrendogli un vino delizioso e mentre il gigante è addormentato con un palo infuocato lo acceca. Polifemo invoca l'ira del padre Poseidone su Odisseo.
Favoriti da un vento propizio mandato da Eolo, Odisseo e compagni si rimettono in navigazione. I compagni aprono però l'otre dei venti che l'eroe portava con sé, scatenando così una tempesta che li spinge nel paese dei Lestrigoni. Qui perdono le navi e, con l'unica rimasta, fuggono verso l'isola di Aia dove Circe trasforma in porci un gruppo di compagni di Odisseo. Avuta da Ermes un'erba magica, Odisseo salva i compagni e resta un anno presso Circe, che si è innamorata di lui. Quando Odisseo le esprime il desiderio di tornare in patria, la dea lo manda prima negli Inferi.
Odisseo raggiunge il paese dei Cimmeri. Compiuti i sacrifici scende negli Inferi dove incontra il vate Tiresia, che gli svela il motivo dell'ira di Poseidone, il difficile ritorno in patria e la morte in terra straniera; vede poi la madre Anticlea, Agamennone, Achille e mitici eroi come Tantalo e Sisifo. Odisseo ritorna da Circe, ma riparte subito non prima di aver saputo dalla dea come superare le prove che lo attendono. Giunto per mare presso le Sirene, Odisseo per sfuggire al loro irresistibile canto ottura con la cera le orecchie dei compagni e lega se stesso all'albero della nave. Attraversa lo stretto di Scilla e Cariddi: costeggia il promontorio di Scilla, abitato dal mostro a sei teste, per evitare i gorghi di Cariddi. Sbarca in Trinacria, dove i compagni, tormentati dalla fame, uccidono alcune giovenche della mandria del Sole. Essi periscono poi in mare durante una tempesta suscitata dal dio. Odisseo naufrago approda all'isola Ogigia.
1) Troia 2) Tracia (Ciconi) 3) Africa (Lotofagi) 4-10 Si veda la cartina sotto 11) Ogigia (Calipso) 12) Corfù (Feaci) 13) Itaca
In linea di massima: 4) Sicilia (Polifemo e i Ciclopi) 5) Isole Eolie (Eolo) 6) Sardegna (Lestrigoni) 7) Basso Lazio (promontorio Circeo isola Eea) Circe 8) Campania Inferi (oppure regione immaginaria in cui Ulisse si sarebbe recato per incantesimo della maga)
9) Isola delle Sirene 10) Stretto di Messina (Scilla e Cariddi) e uccisione delle vacche sacre al Sole in Sicilia
Libri XIII –XVIII
Terminato il racconto, Odisseo con una rapidissima navigazione è ricondotto dai Feaci nella sua Itaca. Atena si presenta all'eroe in veste di pastore e insieme dicidono come affrontare i Proci. Odisseo viene trasformato in un vecchio mendicante e si reca dal porcaio Eumeo.
Da Eumeo l'eroe riceve ospitalità e viene informato delle prepotenze dei Proci e della fedeltà di Penelope.
Intanto, a Sparta, Atena suggerisce a Telemaco di tornare a Itaca e recarsi da Eumeo.
Odisseo si svela al figlio Telemaco. Eumeo va da Penelope ad annunciarle il ritorno del figlio. L'indomani Eumeo, Odisseo e Telemaco si recano alla reggia. Odisseo viene riconosciuto dal vecchio cane Argo, che dopo averlo salutato muore ai suoi piedi. Odisseo mendica tra i Proci e Antinoo lo colpisce con uno sgabello.
Odisseo vince al pugilato il mendicante Iro. Penelope si mostra e riceve ricchi doni.
Libri XIX – XXIV
Mentre la vecchia nutrice Euriclea lava i piedi di Odisseo, lo riconosce, ma l'eroe la costringe a tacere. Penelope svela al mendicante la decisione di proporre ai Proci una gara con l'arco per scegliere il pretendente alle nozze.
Durante la notte Odisseo, sdegnato per quanto avviene nella sua casa, medita la vendetta.
Penelope porta l'arco di Odisseo perché i Proci si sfidino nel far passare una freccia attraverso gli anelli di dodici scudi. I Proci tentano invano di tendere l'arco ma la gara è vinta da Odisseo. Telemaco impugna la spada.
Si compie la vendetta. Uno dopo l'altro tutti i Proci cadono. Le ancelle che avevano frequentato i loro letti sono impiccate. Solo il cantore Femio e l'araldo Medonte vengono risparmiati.
Penelope non riesce ancora a credere che Odisseo sia tornato ma quando l'eroe, lavato e reso più bello da Atena, svela alla moglie il segreto della costruzione del loro letto nuziale, i suoi dubbi svaniscono. Odisseo si reca dal padre Laerte e lo riconduce con sé alla reggia. Il padre di Antinoo per vendicare il figlio suscita una rivolta degli itacesi, ma Atena ristabilisce la pace tra Odisseo e il suo popolo.
sabato 29 giugno 2013
ALCUNE PROPOSIZIONI IN LATINO
PROPOSIZIONE
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COSTRUZIONE IN LATINO
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ESEMPIO
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PROPOSIZIONE
CAUSALE
La
CAUSALE è una proposizione che esprime la causa, reale o pensata per cui
avviene un'azione.
Quando
la causa è oggettiva,
si
rende con l'indicativo;
quando è
obliqua
(ossia
è "soggettiva" = riporta cioè il pensiero di un'altra persona),
si rende con il congiuntivo.
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1 a
quod, quia, quoniam (=
"poiché") + indicativo (causa reale)
1 b
quod, quia, quoniam (=
"poiché") + congiuntivo (causa obliqua)
2a
quando, quandoquidem, siquidem, quoniam, ut (=
"dal momento che", "giacché", "per il fatto
che", "siccome") + indicativo (causa reale)
2b
quando, quandoquidem, siquidem, quoniam, ut +
congiuntivo (causa obliqua)
3
ablativo
assoluto
4
cum
+ congiuntivo (o cum narrativo),
secondo
le regole della consecutio temporum.
|
1 a - Volo
Antonium valere quoniam eum amo = Voglio
che Antonio stia bene, perché lo amo (causa reale, oggettiva);
1 b
- Superbum te esse dicunt, quod nihil
respondeas = Dicono che tu sia superbo, perché
non rispondi (causa obliqua: viene riportata la causa addotta da
altri).
2a
- Marcus et Gaius Romam iverunt
quandoquidem consul eos convocaverat
= Marco
e Gaio andarono a Roma dal momento che il console li aveva convocati (causa
reale, oggettiva);
2b - Brutus numquam
felix erit siquidem dii contra eum sint Bruto non sarà mai felice perché
(a suo dire) gli dei sono contro di lui (causa obliqua: è la giustificazione
addotta da Bruto).
3 - Equites Treveri, desperatis nostris rebus, domum contenderunt.
I cavalieri
Treviri, essendo la nostra situazione disperata
(giacché, poiché...era disperata), tornarono in patria.
4- Tres dies Octavianus
flevit cum scivisset Caesarem
necatum esse.
Ottaviano pianse per tre giorni perché
aveva saputo che Cesare era stato ucciso.
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PROPOSIZIONE
COMPLETIVA
Le
proposizioni completive (o sostantive o complementari dirette) completano
quanto viene espresso dalla proposizione reggente.
Esse
svolgono la funzione di soggetto o di complemento oggetto rispetto al predicato
della reggente.
Tra le
proposizioni completive più usate ci sono la proposizione infinitiva
latina e la proposizione interrogativa indiretta.
Le
proposizioni completive possono essere:
- completive che esprimono una
funzione soggettiva, oggettiva o epesegetica;
- completive che esprimono
volontà, desiderio, timore, comando o esortazione, e che contengono il
"ne";
- completive che esprimono una
constatazione, che contengono il "non".
Per la
resa delle proposizioni completive, si rimanda alle proposizioni specifiche.
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||||||||
PROPOSIZIONE CONSECUTIVA
La proposizione
consecutiva latina è una frase subordinata che esprime la conseguenza
di ciò che è indicato nella reggente.
|
In latino è introdotta:
-
dalla
congiunzione ut, se è positiva,
-
da
ut non (ut nemo, ut nullus, ut nihil, ut
numquam) se è negativa.
Il verbo
è:
-
al
congiuntivo presente per indicare una conseguenza che avviene nel presente,
-
al
congiuntivo imperfetto (con
valore durativo) e perfetto (con
valore momentaneo) per esprimere una conseguenza che ricade nel passato.
Nella maggior parte dei casi, la consecutiva è anticipata da
elementi come pronomi, aggettivi e avverbi con una funzione correlativa,
detti appunto spie linguistiche:
-
ita,
sic, «così»;
-
tam (davanti ad aggettivi e
avverbi), tanto (davanti ad aggettivi e avverbi al grado comparativo), tantum
(davanti a verbi), e tanti (davanti a verbi di stima),
«tanto»;
-
tantus,
-a, -um, «tanto
grande», «talmente grande», «così grande»;
-
adeo e eo «a tal punto»…
|
Con il congiuntivo presente
Nemo
tam puer est ut Cerberum
timeat.
Nessuno è così infantile da temere
Cerbero.
Con il congiuntivo imperfetto
Atticus sic Graece loquebatur, ut Athenis natus videretur.
Attico parlava così (bene) il greco, che
sembrava nato ad Atene.
Con il congiuntivo perfetto
L'ardore degli
animi fu talmente enorme, che nessuno dei combattenti sentì il terremoto.
|
||||||
PROPOSIZIONE FINALE
Esprime il fine a cui mira il verbo della
proposizione reggente e si rende in italiano:
- in forma implicita con "per" +
infinito, quando vi è identità di soggetto con la reggente: Studio per essere promosso ;
- in forma esplicita con "perché"+
congiuntivo, quando non vi è identità
di soggetto:
Si tenne un seminario perché tutti fossero
informati.
|
In latino:
1. la proposizione finale positiva è introdotta
da ut
(uti);
2.
quo sostituisce ut quando all'interno della finale si trovano un aggettivo o
un avverbio comparativo oppure un verbo di valore comparativo come
malo;
3. la proposizione finale negativa è introdotta
da ne;
4.
la finale può essere anticipata nella
reggente da espressioni come idcirco, eo, eo consilio, ob eam causam,
propterea, etc.
5. la proposizione finale negativa coordinata
ad una finale è introdotta da:
- neve o neu
se questa è negativa,
- neve o neu,
neque o nec se questa è positiva.
Per la proposizione finale si usa sempre:
- il presente congiuntivo se nella
reggente si trova un tempo principale;
- l'imperfetto congiuntivo se nella
reggente si trova un tempo storico.
|
Finale
positiva con ut :
Ut edam non vivo, sed ut vivam edo =
Non vivo per mangiare, ma mangio per vivere.
Finale
positiva con quo :
Ager aratur, quo meliores fetus possit edere = Si ara un campo perché
possa dare frutti migliori.
Finale negativa con ne :
Dionysius, ne tonsori collum committeret, tondere suas filias docuit =
Dionigi, per non
affidare il collo ad un barbiere, insegnò a radere alle sue figlie.
Finale con “anticipazione”:
Idcirco genueram, ut esset qui pro patria mortem non dubitaret soccumbere =
Per questo l'avevo generato, perché
fosse tale da non esitare a morire per la patria.
Finale negativa, coordinata ad una finale
positiva
Praesidium
in vestibulo relinquit ne quis
adire curiam iniussu suo neve
inde egredi possit =
Lascia una guardia nel vestibolo perché nessuno possa entrare nella curia senza suo
ordine né di là possa uscire.
|
||||||
PROPOSIZIONE INFINITIVA
La proposizione infinitiva può essere
tradotta in italiano con una proposizione soggettiva o con una proposizione
oggettiva.
Le proposizioni
oggettive fungono da complemento oggetto del verbo reggente e sono
introdotte da:
1.
verba dicendi e declarandi come dico,
nego, trado, fero, etc. :
dico te studere =
dico che tu studi.
2.
verba sentiendi come credo,
puto, scio, memini, spero, etc.:
scio te studere =
so che tu studi.
3.
verba affectuum come gaudeo,
doleo, miror, lugeo, glorior, etc.;
gaudeo te studere =
sono contento che tu studi.
4.
verba voluntatis come volo,
nolo, malo, iubeo, prohibeo, etc.;
iubeo te studere = ordino che tu studi.
Le proposizioni
soggettive fungono da soggetto del verbo reggente e sono introdotte da:
1.
verbi impersonali come oportet,
opus est, necesse est, decet, iuvat, interest, licet, etc.:
oportet te studere = è opportuno che tu studi.
2. verbo esse
alla 3a pers. sing. + un sostantivo o aggettivo neutro
sostantivato: magna laus est, turpe
est, etc.:
turpe est falsum dicere =
è vergognoso dire il falso.
|
Questo tipo di proposizione
non utilizza congiunzioni.
L'infinitiva presenta sempre:
-
Soggetto in accusativo
-
Verbo all'infinito
Il tempo dell'infinito è determinato dal
rapporto di tempo fra proposizione principale e proposizione subordinata,
secondo una peculiare consecutio
temporum:
La proposizione infinitiva è da considerarsi
di genere neutro perciò l'eventuale predicato nominale della reggente va in
genere neutro.
Se il soggetto dell'infinitiva è un pronome di terza persona, in latino si
troverà:
-
i pronomi is,
ea, id o ille, illa, illud se c'è differenza di soggetto fra
reggente e infinitiva;
-
il pronome
se se c'è comunanza di soggetto fra le due proposizioni.
|
CONTEMPORANEITÀ:
significa che l’azione dell’infinitiva avviene NELLO STESSO TEMPO di quella
della reggente.
Contemporaneità
nel presente
Iustum est Socrates damnari =
È giusto che
Socrate sia condannato
Contemporaneità
nel passato
Iustum erat Socrates damnari =
Era giusto che
Socrate fosse condannato
Contemporaneità
nel futuro
Iustum erit Socrates damnari =
Sarà giusto che Socrate
sia condannato
ANTERIORITÀ:
significa che l’azione dell’infinitiva avviene PRIMA di quella della
reggente.
Anteriorità nel presente
Dico te bonum fuisse =
Dico
che tu eri stato buono
Anteriorità nel passato
Dixi te bonum fuisse =
Dicevo
che tu eri stato buono
Anteriorità nel futuro
Dicam te bonum fuisse =
Dirò
che tu sei stato buono
POSTERIORITÀ:
significa che l’azione dell’infinitiva avviene DOPO quella della reggente.
Posteriorità
nel presente
Puto militem victurum esse =
Ritengo che
il soldato vincerà
Posteriorità
nel passato
Putabam militem victurum esse =
Ritenevo che
il soldato avrebbe vinto
Posteriorità
nel futuro
Putabo militem victurum esse =
Riterrò che
il soldato starà per vincere
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